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Copenaghen

Martedì 18.12.2018
– Mercoledì 19.12.2018
Politeama Rossetti
«Tre attori (gli stessi della prima edizione) di antica scuola e impareggiabile dominio della scena. Massimo Popolizio nelle chiuse dei due atti mi ha commosso. Giuliana Lojodice è come non si fosse mai allontanata da un teatro che aveva abbandonato. Umberto Orsini poi... Orsini è strabiliante – uomo di ironia, di sottigliezza, di vitalità tali da pienamente giustificare che l’Argentina sia ogni sera pieno fino ai limiti della capienza». Sarebbero sufficienti queste righe, firmate da Franco Cordelli – fra i più autorevoli recensori italiani – sulle pagine del Corriere della Sera, per inserire “Copenaghen” fra gli appuntamenti teatrali da non perdere. Attinente al filone che da alcune stagioni lo Stabile dedica al mondo della scienza, affrontando argomenti scientifici attraverso il palcoscenico (ricordiamo “La domanda della regina” sull’economia, “1927-Monologo quantistico” sulla fisica), “Copenaghen” unisce il valore del testo di Frayn, ormai considerato un classico del teatro contemporaneo, allo spessore di tre protagonisti straordinari, che sanno interpretare ogni sfaccettatura psicologica dei loro personaggi. Diretti da Mauro Avogadro, esordirono in questo lavoro nel 1999 e fu – come ricorda Orsini – un successo raro « (...) recensito dalla totalità della critica in maniera entusiastica, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città, sorprendente per la costante attualità del tema trattato, che si vorrebbe più di così'» ripreso più volte, lo spettacolo ritorna ancora davanti a platee che ne rimarranno completamente avvinte. “Copenhagen” si svolge in una strana dimensione: i tre protagonisti – Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Karl Heisenberg (Popolizio) — rievocano eventi del passato, quando erano ancora vivi.
L’autore infatti è concentrato su un misterioso incontro avvenuto nella Danimarca occupata dai nazisti, nel 1941. Lì risiedeva Niels Bohr e il suo allievo tedesco Heisenberg gli fece visita quando entrambi, probabilmente, erano vicini al traguardo nella ricerca sulla bomba atomica. I due scienziati però lavoravano su fronti opposti. Cosa indusse Heisenberg a quella conversazione' Voleva offrire al maestro di origini ebree protezione in cambio di qualche segreto scientifico' O furono scrupoli morali per lo sviluppo della ricerca a muoverlo' Quale sarà la verità' E ce n’è solo una' L’impianto drammaturgico di Frayn sembra poggiare su quel Principio di Indeterminazione tanto spesso citato nel dialogo fra i due fisici.
Politeama Rossetti
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